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Manta Diving - Nosy Be - Biologia - Tartarughe

Le tartarughe marine sono rettili ed appartengono alla famiglia delle Chelonioidae; ne fanno parte sette specie: Caretta caretta, Chelonia mydas, Eretmochelis embrycata, Dermochelys coriacea, Lepidochelys kempii ed L. olivacea e Natator depressus.Nell’evoluzione questi rettili hanno sviluppato caratteristiche fisiche e morfologiche per adattarsi perfettamente alla vita acquatica. I maggiori cambiamenti sono l’allungamento e l’appiattimento del carapace, le zampe anteriori sono divenute pinne propulsive, le pinne posteriori fungono da timone e sono utilizzate dalle femmine, per scavare i nidi nella sabbia. La cosiddetta, ghiandola del sale, si è sviluppata per espellere attraverso la lacrimazione, il minerale in eccesso nell’organismo. Nelle tartarughe marine, i due sessi sono separati e si distinguono dalla coda, più lunga e robusta nel maschio e, dalle unghie presenti sulle pinne anteriori, ricurve nel maschio e appiattite nella femmina. Lo sviluppo della coda ci indica anche, intorno ai 20/30 anni, la maturità sessuale e l’età media degli individui. Solitamente, in forma adulta, questi rettili sono abbastanza grandi e alcune specie possono raggiungere i di 2 m di lunghezza ed un peso di 500 Kg. L’alimentazione è molto varia; gli adulti di tutte le specie, tranne la Chelonia, sono carnivori, mangiano tutto ciò che trovano sul fondale o che galleggia in superficie come granchi e meduse.

CHELONIA MYDAS

Tra le più note e più grandi a Nosy Be, troviamo la tartaruga verde o franca (Chelonia mydas – Linnaeus, 1758) il cui nome, non deriva dalla colorazione verde scuro del carapace, ma dalla pelle che appare verde grigio. La testa è piccola e non è retrattile con un’unica placca frontale. Il carapace a forma di cuore, è caratterizzato dalla presenza di 4 scuti costali, 5 dorsali e 24 laterali più piccoli che designano la zona di connessione tra il carapace e il piastrone. E’ una tartaruga robusta e gli adulti in media misurano 120 cm di lunghezza. Questi rettili marini sono molto veloci, specie durante la fuga. Le Chelonia mydas sono considerate le migliori nuotatrici tra le specie viventi.

Habitat naturale e distribuzione

La Chelonia frequenta sia mari tropicali che quelli subtropicali. Vive prevalentemente presso le foci dei fiumi o dei torrenti maggiori, nei pressi di barriere coralline e coste sabbiose, in acque poco profonde e ricche di alghe. Possiamo incontrarle non oltre i 40 metri di profondità. E’ presente anche in alcune zone del Mediterraneo, dove si concentra principalmente nella parte sud-occidentale. Le Chelonia possono compiere lunghe migrazioni transoceaniche. E’ stata purtroppo, abbondantemente utilizzata dall’uomo come alimento.

La respirazione

Le tartarughe marine, respirano attraverso i polmoni piatti e sottili, aderenti al carapace, e grazie ai movimenti del collo e delle pinne vengono contratti e dilatati. Gli studiosi ritengono che le tartarughe marine, possono assorbire attraverso la pelle, fino al 70% di ossigeno di cui necessitano. Sono dotate, infatti, di sacche anali che consentono di assorbire l’ossigeno disciolto nell’acqua. L’O2 può anche essere assorbito dall’acqua ingerita, grazie all’esofago ricco di cavità vascolari che consentono di incamerare l’ossigeno nel sangue e poi trasportarlo ai polmoni. Il restante 30% di ossigeno necessario per la loro sopravvivenza, deve essere reperito ritornando in superficie per respirare. Questi fattori consentono alle tartarughe di restare in apnea anche per lunghi periodi (Chelonia mydas c.ca 4 ore di apnea).

Abitudini e alimentazione

Le tartarughe verdi, nell’età giovanile sono onnivore, mangiano i piccoli invertebrati, granchi, meduse e spugne marine, ma nell’età adulta, cambiano alimentazione diventando completamente vegetariane. Il loro piatto forte sono le alghe e le fanerogame. La fase digestiva è molto lunga. Per riscaldarsi amano risalire in superficie e crogiolarsi al sole in mare o sulla terra ferma. Compiono lunghe migrazioni per ritornare alle spiagge sabbiose in cui sono nate per deporre le uova. Si tratta di una specie a rischio estinzione e per tanto è inserita nella lista rossa dell’IUCN che ne vieta la caccia e il commercio.

Riproduzione

Per raggiungere il luogo della deposizione, nella maggior parte dei casi, lo stesso di dove sono nate, questi grandi chelonidi affrontano migrazioni, a volte, di migliaia di miglia. L’accoppiamento vero e proprio avviene durante la migrazione, oppure, in prossimità delle aree di deposizione e la femmina, può conservare il seme del maschio e fecondare le uova anche dopo anni! La deposizione avviene a terra; il maschio accompagna la femmina in prossimità della spiaggia, ma poi resterà in mare non molto distante dalla costa. Di norma, le Chelonia, attendono il calar della notte per la deposizione. Esse sono molto furbe, infatti, per depistare i predatori, scavano con gli arti posteriori, un falso nido, dove lasceranno il loro odore e un vero nido largo c.ca 1m e profondo 1,5m, che ospiterà più o meno 120 uova per volta. Con la prima covata, la femmina non riesce a deporre tutte le uova fecondate, infatti, durante la stagione riproduttiva, tornerà a terra quattro o cinque volte con intervalli di circa 15 giorni. L’incubazione delle uova varia da 60 a 90 giorni e, il fattore determinante per il sesso è la temperatura; quelle in cima e in fondo al nido, dove la temperatura è più bassa saranno maschi, le uova al centro del nido, dove la temperatura supererà i 29°C saranno femmine. Quando le femmine che hanno terminato la riproduzione ritornano in acqua, vengono subito fecondate dai maschi in attesa.

Il grande viaggio

I piccoli tartarughini, rompono il guscio delle uovo, grande all’incirca come una pallina da golf, con il dente dell’uovo, ossia una protuberanza posta frontalmente al muso. Lasceranno il nido entro 48 h c.ca dirigersi in mare ed iniziare il grande viaggio. Tuttavia, raggiungere il mare, non è così semplice; i piccoli vengono decimati prima in spiaggia dagli uccelli marini, rettili, granchi e in alcune zone del mondo dall’uomo, poi in acqua, a causa dell’incapacità di immergersi in profondità, molti di loro saranno divorati dai pesci predatori prima di trovare riparo tra i sargassi. Una volta in salvo e presi dalle correnti, perderemo le tracce dei piccoli per almeno 10 anni ed è qui, che inizia il grande viaggio!

Minacce

Si è reso noto, che a causa dell’inquinamento chimico marino, le Chelonia mydas possono contrarre un’infezione da herpesvirus la quale, può causare l’insorgere di un tumore chiamato fibropapilloma. Questo tumore attacca i tessuti molli e può crescere fino ad impedire il movimento e la nutrizione del rettile, causandone la morte. Il pericolo maggiore per questi animali, resta sempre l’uomo, infatti, a livello globale, la specie viene catturata a scopi alimentari sia degli individui sia delle uova. Le catture accidentali nelle reti fisse e da traino e gli impigli in residui di plastica galleggiante, aumentano il rischio di morte degli ultimi dinosauri viventi.